L’antologia “Auschwitz. Zeugnisse und Berichte”

L’opera

Auschwitz. Zeugnisse und Berichte (“Auschwitz. Testimonianze e rapporti”) esce nel 1962 per la Europäische Verlagsanstalt (EVA). È la prima pubblicazione in Germania Ovest e in lingua tedesca a porsi l’obiettivo ambizioso di fornire una rappresentazione complessiva di Auschwitz, non solo mettendo a disposizione documenti storici, ma, soprattutto, dando la parola ai sopravvissuti. Quest’ultimo aspetto è per l’epoca una relativa novità: l’impresa editoriale che fino a quel momento aveva avuto l’impatto maggiore sull’opinione pubblica era stata il libro delle memorie del comandante di Auschwitz, Rudolf Höß (promossa anch’essa dallo IAK), mentre solo dopo i processi di Gerusalemme e di Francoforte vennero messe al centro del dibattito le testimonianze delle vittime.

Auschwitz. Zeugnisse und Berichte, Europäische Verlagsanstalt, 1962, sovracoperta.

L’opera si compone di un’introduzione (firmata dai tre curatori e datata marzo 1962), sette sezioni ordinate secondo un principio al contempo cronologico e tematico («Gli inizi del lager», «Camere a gas e forni crematori», «Auschwitz è stato molti lager», «Destini giocati ai dadi», «Rapporti», «Resistenza», «La fine») e una parte conclusiva suddivisa in «Immagini e documenti», «Tavola cronologica» e «Appendice». All’interno di ogni sezione sono ospitati diversi contributi, introdotti o intervallati da testi stampati in corsivo che provengono dalle memorie di Höß, dalle dichiarazioni di Eichmann (come nel caso di Eichmann ricorda, un estratto di registrazioni effettuate mentre era ancora in libertà in Argentina, intorno al 1957), o da documenti ufficiali nazionalsocialisti. Questi corsivi svolgono la doppia funzione di cornice e contrappunto, poiché «svelano o confermano ciò che nessun sopravvissuto di Auschwitz avrebbe potuto sapere» (Langbein et al. 1962, p. 14).

Nella sua forma finale l’antologia raccoglie 37 contributi (escludendo i corsivi), e, oltre ai curatori stessi, coinvolge 33 autori (di cui 8 donne) di provenienze diverse (Polonia, Germania, Austria, Cecoslovacchia, Ucraina, Italia, Francia, Grecia) internati nei vari campi di Auschwitz per motivi razziali o politici: sono rappresentati ebrei, prigionieri politici, e – seppur in misura minore – prigionieri di guerra e sinti.

I contributi provengono in larga parte da opere già pubblicate (capitoli di romanzi o di libri di memorie, articoli comparsi in rivista o rapporti redatti per le autorità), ma non sempre: in due casi il testo è stato scritto appositamente per l’antologia, e talvolta si tratta di sbobinature di interventi per la radio o la televisione. Il libro comprende anche due capitoli della traduzione tedesca di Se questo è un uomo apparsa l’anno precedente per Fischer. Il capitolo «L’ultimo» è compreso nella sezione «Auschwitz è stato molti Lager», mentre «Storia di dieci giorni» costituisce, da solo, l’ultima sezione dell’antologia («La fine»).

La genesi e le vicende editoriali

Dopo il grande successo delle memorie di Höß, il Comitato di Auschwitz (IAK) vuole farsi promotore di un nuovo progetto editoriale che questa volta metta al centro le testimonianze degli ex deportati. L’obiettivo è risvegliare l’attenzione dell’opinione pubblica in vista del grande processo di Francoforte che si sta preparando, e contemporaneamente raccogliere fondi utili al comitato.

Se inizialmente Hermann Langbein e Tadeusz Hołuj (membro polacco del comitato ed ex compagno di prigionia di Langbein ad Auschwitz) condividono una visione comune del progetto, ben presto sviluppano idee diverse sulla funzione che il libro dovrebbe svolgere e dunque anche sulla forma che dovrà avere. Hołuj vorrebbe dare risalto al ruolo di Auschwitz come strumento di annientamento della resistenza polacca, lasciando in secondo piano lo sterminio degli ebrei: a questo scopo propone di dividere il progetto in due volumi (uno che raccolga i testi di carattere letterario, e un secondo, più teorico, in cui si presenti Auschwitz come organo di distruzione del nazismo). Langbein evita il conflitto esplicito con Hołuj, ma coinvolge nel progetto lo scrittore H.G. Adler (Stengel 2012, p, 468).

La casa editrice adatta viene trovata nei primi mesi del 1960, quando Eugen Kogon presenta Langbein alla Europäische Verlagsanstalt. Il 14 ottobre 1960 lo IAK, rappresentato da Langbein, firma un primo contratto. Viene istituito un comitato di redazione, di cui fanno parte anche H.G. Adler, Ella Lingens, Olga Wormser e Kazimierz Smoleń; Langbein è anche  il responsabile della redazione del volume.

Il lavoro inizia nel dicembre del 1960, e continuerà fino all’estate seguente. A quell’altezza Hans Otto Riepl, editor della casa editrice, esprime qualche perplessità per il fatto che l’antologia comprende anche contributi di autori comunisti (in particolare Tadeusz Borowski), e potrebbe quindi suscitare malumori in occidente.

Documento allegato alla lettera 006 del 28 agosto 1961: Hermann Langbein, Zum Herausgabe eines Auschwitz-Buches (OESTA, Langbein E/1797: 256a).

Nel maggio del 1961 Langbein torna da Israele (dove è stato per il processo Eichmann) e porta con sé nuovi materiali per il libro. Tuttavia, nello stesso periodo la posizione di Langbein all’interno dello IAK diventa sempre più precaria. Hołuj è il nuovo segretario generale, e tramite Stefan Haupe contatta la casa editrice per esautorare i curatori dal progetto. La casa editrice non accetta, e, anzi, annulla il contratto di edizione impugnando la violazione della clausola di apartiticità contenuta nello statuto dello Comitato stesso. A giugno tre dei curatori originari firmano un nuovo contratto, questa volta a loro nome, e per tutta risposta l’ala polacca dello IAK cerca di sabotare la pubblicazione dall’interno convincendo diversi autori orientali a ritirare il proprio contributo (Ota Kraus, Erich Kulka, Oszkár Betlen, Severyna Szmaglewska, Tadeusz Hołuj, Tadeusz Borowski, si lasciano convincere. Stengel 2012, p. 472). L’intero progetto è sul punto di fallire per le numerose defezioni. I lavori riprendono solo a settembre, e all’inizio del 1962 diventa chiaro che lo IAK non può impedire la pubblicazione per vie legali. Il libro compare nell’autunno dello stesso anno, un anno prima del grande processo Auschwitz di Francoforte che inizierà il 20 dicembre 1963.

La corrispondenza tra Langbein e Levi inizia proprio in occasione dei lavori preparatori dell’antologia, e infatti nel corso di quel primo anno più volte Langbein fa riferimento all’intricata vicenda editoriale che si sta svolgendo, anche allegando due documenti che riassumono gli eventi: il primo è un documento redatto dallo stesso Langbein, mentre il secondo è una relazione dettagliata della casa editrice. 

Materiale promozionale della Europäische Verlagsanstalt per l’uscita dell’antologia (OeSTA: Langbein E/1797: 131).

Bibliografia.

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