
Wolfgang Beutin
Biografia
di Martina Mengoni
Wolfgang Beutin nasce il 2 aprile 1934 a Brema, dove cresce e si diploma nel 1953, figlio di due impiegati e nipote dello storico sociale Ludwig Beutin. Studia poi Germanistica e Storia ad Amburgo e a Saarbrücken, fino a conseguire il dottorato nel 1963. Diventa in seguito docente di Germanistica all’Università di Amburgo, e Professore invitato all’Università di Gottinga.
L’incontro con Kurt Hiller
Per la formazione del giovane Beutin è centrale l’incontro con la figura di Kurt Hiller, che avviene nel 1954, mentre sta approfondendo la storia di una rivista espressionista, e sta cercando contatti con figure ancora in vita che avevano vissuto quel mondo. Hiller (1885-1972) era stato uno scrittore importante della Berlino dei primi del Novecento, un precursore dell’espressionismo, fondatore del gruppo di studenti e artisti Der Neue Club. Neopatetisches Cabaret e poi del gruppo GNU, attivo sulle riviste «Pan» e «Der Sturm». Dal 1919 era diventato anche attivista politico, e aveva fondato la Lega degli obiettori di coscienza (Bund der Kriegsdienstgegner); in seguito entrò nella Deutsche Friedensgesellschaft (DFG), movimento politico pacifista. Critico sia nei confronti del Leninismo che nei confronti del pacifismo borghese di matrice francese, Hiller mantenne sempre una tensione tra l’appartenenza al gruppo e la radicalità delle posizioni individuali. Durante la Repubblica di Weimar fu attivo sulla «Weltbühne», non senza contrasti con Karl Kraus. Come omosessuale ed ebreo, con l’avvento del regime hitleriano fu arrestato varie volte e si rifugiò prima a Praga e poi a Londra, dove risiedette fino al 1955, quando fece ritorno ad Amburgo. A quel punto intorno a lui cominciò a radunarsi un gruppo di giovani intellettuali di sinistra insoddisfatti delle politiche di Adenauer.
«LYNX»
Beutin fu forse il primo e più attivo di questi giovani intellettuali radunati intorno a Kurt Hiller. Il gruppo diede vita a una rivista ciclostilata, «LYNX», che uscì ad Amburgo tra il 1960 e il 1966, a cui lo stesso Hiller collaborava, e che affrontava questioni di politica e politica culturale, interrogandosi sul rapporto tra il passato nazista e il presente della Germania, e sul ruolo degli intellettuali e degli scrittori in questo passaggio storico. Ospitava anche poesie e testi letterari, spesso satirici. Fu qui che Beutin pubblicò la sua lettera a Primo Levi e un approfondimento su Se questo è un uomo all’interno di un lungo pezzo che firmava con il suo pseudonimo, Paul Sant. L’incontro epistolare con Primo Levi risale proprio a quegli anni, al 1961: fu proprio Beutin il primo lettore tedesco a spedire a Levi una lettera (cfr. Descrizione del carteggio e Lettera 96).
L’appello con Adorno
Il 29 gennaio 1960, Beutin aveva firmato, insieme con Theodor Adorno, George Borchardt e Klaus Paulmann, un articolo-appello sulla «Zeit» intitolato Juden unerwünscht? (Ebrei indesiderati?), in cui si denunciava il trattamento differenziato riservato a Mendelssohn e a Mahler dalla «Verband deutscher Tonkünstler und Musiklehrer» («Associazione dei musicisti e degli insegnanti di musica tedeschi»), che ogni anno pubblicava nel suo calendario ufficiale una lista degli anniversari della nascita dei più importanti musicisti, maestri di musica e compositori. Nel 1959 si erano “dimenticati” Mendelssohn e nel 1960 Mahler. «Entrambi [i musicisti]» scrivono i firmatari dell’appello, «negli anni 1933-1945, furono emarginati a causa della loro origine ebraica. Il VDTM desidera mantenere anche oggi questa forma di emarginazione? […] Un articolo del signor Ebel usa la parola “tedesco” cinque volte in un breve paragrafo. È “tedesco” non commemorare dei grandi compositori solo perché erano ebrei? Chi vuole estendere il terrore del regime di Hitler con il silenzio sulle vittime commette un peccato peggiore di quello dei nazisti, peggiore di quello di chi danneggia una sinagoga ebraica. Il silenzio sui morti non è meno pericoloso dell’uccisione dei vivi. Ed è certo più insidioso». La veemenza di questo appello si spiega con la nuova ondata di antisemitismo che si era diffusa proprio in quelle settimane in Germania, con la comparsa di svastiche e simboli del nazionalsocialismo in moltissime città tedesche, oltre a svariate minacce telefoniche ai danni di cittadini ebrei. Sulla vicenda era intervenuto pubblicamente anche Adenauer, che il 16 gennaio 1960 aveva provato a far rientrare l'allarme definendo questi eventi «villanie senza fondamento politico», suscitando la sorpresa dell'opinione pubblica tedesca ed europea.
Scrittore e storico
Oltre ad animare la rivista «LYNX», già dai primi anni sessanta Beutin si muoveva in vari campi del lavoro culturale: collaborava con la radio, studiava come germanista e storico della letteratura, e sarebbe anche cominciata di lì a non molto la sua carriera di scrittore di racconti e romanzi, questi ultimi spesso incentrati sulla storia recente della Germania, sia autobiografica (Das Jahr in Güstrow, “L’anno a Güstrow”, 1985), sia legata a figure pubbliche tedesche: ha dedicato vari scritti, tra cui il romanzo Unwahns Papiere (“Le carte di Unwahn”, 1978), alla storia di padre Leonhard Roth, prima internato nel campo di concentramento Dachau e poi rappresentante tedesco del Comité International de Dachau. Ha pubblicato una ventina di libri e ha partecipato a diverse società letterarie: la Fritz Reuter Gesellschaft, il Forum Vormärz Forschung, la Kurt-Hiller-Gesellschaft, la Oswald-von-Wolkenstein-Gesellschaft e la Kurt-Tucholsky-Gesellschaft. In un volume dei Bremer Beiträge zur Literatur- und Ideengeschichte, uscito nel 1997 e intitolatoDie Rivolution tritt in die Literatur. Beiträge zur Literatur- und Ideengeschichte von Thomas Müntzer bis Primo Levi (“La rivoluzione entra nella letteratura. Contributi di storia letteraria e delle idee da Thomas Müntzer a Primo Levi”), ha pubblicato le lettere ricevute da Levi nel 1962-63.
Ha avuto due figli, Olaf e Lorenz Gösta, nati da due differenti matrimoni, il secondo dei quali con Heidi Seifert nel 1978. È morto il 19 febbraio 2023.